Le Prime: per abbattere i limiti

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Nel contesto della fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, ho partecipato alla presentazione del libro “Prime-Dieci scienziate per l’ambiente”, curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris. Questo libro è nato grazie alla storia dimenticata di Eunice Newton Foote, riscoperta dalla dottoressa Mirella Orsi. La scienziata in questione, pronipote di Isaac Newton, nel 1850 scoprì la natura dei cambiamenti climatici in base alla concentrazione di CO2 nell'atmosfera e nonostante l’incredibile portata della notizia, Eunice è un nome dimenticato dalle cronache scientifiche. 

Dall'esperienza, i curatori hanno deciso di coinvolgere altri otto colleghi e giornalisti ambientali per narrare queste storie, garantendo una parità di genere del 50-50. Identificare questi dieci nomi e le loro storie non è stato immediato. Troppo spesso, infatti, le scienziate non trovano il giusto spazio. Alcune non hanno visto riconosciuti i loro meriti, altre hanno ottenuto riconoscimenti tardivi, mentre altre ancora hanno visto le loro scoperte venir attribuite ad altri. 

Un'altra questione rilevante era quella di includere i punti di vista di uomini e donne nello stesso volume, poiché all'interno del campo della conoscenza, della ricerca scientifica e di altri lavori ad alto contenuto intellettuale, i due punti di vista devono integrarsi e completarsi reciprocamente. Questo è cruciale, considerando che in molte conferenze scientifiche c'è una donna ogni otto uomini e il punto di vista femminile non può essere lasciato fuori da una stanza.

Attualmente, il nostro Paese è in uno stato di totale disparità. Se consideriamo il Regno Unito o gli Stati Uniti, abbiamo dati sulla presenza delle scienziate nel campo delle scienze ambientali. In Italia mancano addirittura dati globali. In altre parole, abbiamo informazioni sui singoli settori come la botanica e la zoologia, ma non disponiamo di dati complessivi che ci permettono di affermare di avere una situazione positiva. È evidente che ci sono problemi e dobbiamo lavorarci. Perché dovremmo lavorarci? I motivi sono molteplici, ma principalmente c'è bisogno di un approccio multidisciplinare. La diversità è essenziale per il progresso scientifico. La scienza non è come una canzone di un singolo musicista; è un coro, e quindi richiede molte voci. Soprattutto per quanto riguarda i cambiamenti climatici, potremmo fare molto di più, soprattutto perché ci sono diversi studi scientifici che collegano la discriminazione di genere ai cambiamenti climatici.

Riflettendoci, c'è anche un motivo pratico. I cambiamenti climatici sono la sfida più grande che l'umanità si trova ad affrontare. Non c'è un'altra sfida che coinvolga tutti e richieda il contributo di tutti. Eppure stiamo affrontando questa sfida con metà dell'ingegno, della passione e dell'intelligenza umana.

Narrare la storia di Eunice e delle sue colleghe mette in evidenza tutti i cambiamenti, gli stereotipi e le disuguaglianze che si sono verificati nel corso dei secoli e che perdurano ancora oggi. Coniugando la scienza e il ruolo delle donne, possiamo ridurre e, col tempo, eliminare la mancanza di informazione, di educazione e di accesso a risorse che potrebbero essere fondamentali per il sostentamento. Sta a noi comprendere l’importanza di avere una visione completa dei cambiamenti che stanno colpendo il nostro pianeta e il nostro paese. Leggendo questo libro, potremmo contribuire a ridurre questa disuguaglianza che deriva da secoli di patriarcato.

Concludo con la speranza che questo libro sia il primo di molti che possano aumentare la consapevolezza sulle scienziate che hanno fatto la storia ma che sono state ignorate.