Vita da volontari: il valore della comunità

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Il fatto che il lavoro nobiliti l’uomo è uno dei capisaldi su cui si basa la società in cui oggi viviamo. Avere un’occupazione remunerativa in qualche modo garantisce a ciascuno la legittimità di far parte del sistema sociale che ci circonda, permette di avere a disposizione un certo capitale e, di conseguenza, rende possibile l’interazione con altri esseri umani lavoratori e con i prodotti che si utilizzano quotidianamente. Mi piace pensare, però, che oltre a essere parte integrante di una comunità organizzata, l’obiettivo di un essere umano sia di alimentare la sua stessa umanità. Il volontariato è uno dei modi per farlo e l’ospite protagonista dell’intervista di oggi mi ha svelato il suo personale metodo di approccio alla realtà. 

Michele Denora è un ragazzo di 23 anni di Altamura, provincia di Bari. Ha conseguito una laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Ateneo di Bari, e sta proseguendo i suoi studi a Bologna presso il corso di laurea magistrale: “Informazione, Culture e Organizzazione dei Media”. Michele non è solo uno studente, è anche un giornalista, collabora con il periodico locale cartaceo Free Magazine ed è uno degli inviati della redazione televisiva di Telebari. Questo è quello di cui si occupa come professione, ma le sue attività vanno ancora oltre: è un attivista per i diritti umani presso “Amnesty” con cui ha collaborato per aprire una sede nella sua città e fa parte di una neonata associazione dal nome “Vento in Movimento Ets”. 

Questo folto elenco di attività, a cui si aggiungono i vari impegni di un normale ragazzo di 23 anni, mi hanno portato a voler conoscere qualcosa di più della sua persona e della sua esperienza come volontario. Ecco quindi, da essere umano a essere umano la sua breve intervista per Lapaginabianca.docx. 

Cosa ti ha spinto a essere attivo nel mondo del volontariato?

Ciò che mi affascina particolarmente sia nel mio lavoro sia, in generale, nella vita quotidiana, è stare a contatto con le persone. Ho sempre pensato che senza gli altri, non si può creare. Per questo, il mio interesse principale è diventato confrontarmi con interlocutori che provengono da ambienti diversi e che offrono punti di vista sempre nuovi sulle situazioni. In quanto giornalista, ho spesso a che fare con esponenti politici locali, con associazioni, con liberi professionisti e con tutti cerco di far nascere una sorta di connessione empatica per raccontare le loro vicende. La cosa che mi affascina di più, infatti, sono le storie di ognuno perché da queste continuo a imparare e ad arricchirmi. Attraverso le varie attività di volontariato, poi, ho trovato numerose opportunità per crescere soprattutto come persona, grazie al continuo scambio di idee e all’impegno disinteressato dei partecipanti che, soprattutto in questi contesti, sono liberi di esprimersi e di dare il loro contributo al massimo delle loro possibilità. 

Fare volontariato solitamente arricchisce in modo diverso dal denaro la persona coinvolta, in che modo tu ti senti arricchito nella tua esperienza da volontario? 

Come dicevo anche prima, le storie delle persone sono una delle maggiori fonti di insegnamento per me, mi piace ascoltarle e raccontarle. Le associazioni di cui faccio parte o i vari eventi in cui mi sono impegnato in questi anni mi hanno insegnato che spendersi per un obiettivo che non riguardi per forza se stessi, porta moltissime gratificazioni.

Innanzitutto, mi aiuta a creare un network di gente sempre pronta a collaborare con le mie idee o che, a loro volta, propongono nuovi eventi da organizzare perché si danno da fare per la società che gli sta attorno; in secondo luogo, mi permette di arricchirmi come essere umano. In una nota del mio cellulare, da anni, ho scritto: “Non lavorare mai per guadagnarci”. Questo non perché non capisca l’importanza di una professione dignitosamente retribuita, ma perché voglio sempre ricordarmi di cercare e di nutrire in me quell’umanità che scaturisce dalle storie e dalle relazioni interpersonali.

Mi sento spesso una mente connessa con tanti cavi, tanti quanti sono i miei impegni, i miei incontri, le mie relazioni non solo lavorative, ma soprattutto umane e mi impegno per scardinare l’idea del lavoro, inteso nella sua accezione più canonica, ma valorizzando il livello empatico. 

Nell’organizzare i vostri eventi che tipo di reazione hai ricevuto dalla comunità locale in cui sei attivo? 

Sicuramente l’ambito parrocchiale di cui faccio parte è molto collaborativo e apprezza l’aiuto di tutti; sono stato anche nominato responsabile delle Comunicazioni sociali della Parrocchia, cosa che mi ha portato a coniugare le mie attività da volontario con i miei interessi professionali.

Per quanto riguarda la cittadinanza di Altamura posso dire di avere la fortuna di vivere in un territorio in cui i giovani sono molto propensi a spendersi in prima persona e a essere presenti con le loro voci nei dibattiti sulle tematiche sociali più calde. Mi è capitato di vedere la lista delle associazioni iscritte al Comune e mi ha sorpreso positivamente contare così tante realtà diverse. Il problema che ho notato, però, riguarda non solo la mia città ma, secondo me, tutta l’Italia: molte di queste piccole associazioni, seppur nascano da bellissime idee, non riescono a sopravvivere a lungo. Questo perché mancano dei contributi economici o almeno delle agevolazioni che possano supportare i loro progetti. In questo modo anche organizzare il più piccolo degli eventi diventa una sfida perché senza un aiuto economico non si possono coprire le spese logistiche necessarie e non si può ambire all’accesso a luoghi di maggiore attrazione per gli ospiti. A parte questo aspetto, però, sono contento della comunità in cui vivo perché vedo molti giovani e non partecipi e interessati a fare qualcosa per la nostra società. Non è un caso se spesso ho difficoltà ad allontanarmi dai “miei luoghi”.

Vento in Movimento è un progetto nuovissimo, puoi raccontarci da dove nasce e quali sono i suoi obiettivi?

Vento in Movimento nasce da un’idea di uno dei miei amici, che ha pensato di includermi in questo nuovo progetto in un momento della mia vita particolarmente instabile. In quel periodo, infatti, mi ero appena laureato, stavo già lavorando con le redazioni, collaborando con Amnesty e stavo valutando di partire o meno per Bologna e seguire l’università lì. Dopo un po’ ho accettato di prender parte a questo progetto perché mi sono sentito molto coinvolto negli obiettivi dell’associazione.

Si tratta di un progetto culturale e sociale in cui ognuno degli associati può proporre delle attività su un qualsiasi argomento a cui sia interessato. Penso sia una cosa molto interessante perché in questo modo chiunque abbia delle domande può davvero cercare le risposte nel gruppo e approfondire con informazioni utili non solo per sé, ma anche per gli altri. Essendo nata da poco il primo ciclo di eventi è stato sul tema della comunicazione. Nello specifico ci sono stati tre incontri formativi in cui si è sottolineato l’inestimabile valore di saper ascoltare e dialogare in modo efficace.

Sono intervenute anche personalità specializzate nel campo, tipo il poeta Franco Arminio, il giornalista Pino Suriano e il filosofo della comunicazione Bruno Mastroianni. Il fatto che si sia parlato soprattutto di comunicazione mi ha coinvolto in prima persona dato che è una delle tematiche che mi interessa di più; anche per questo mi ha fatto molto piacere intervenire nei dibattiti e imparare da chi ha, in effetti, un’esperienza sul campo.

Penso che il valore di questa associazione stia proprio nel dare la possibilità di porre quesiti e di cercare risposte nel dibattito con esperti e non, attraverso uscite, visite, iniziative, tutto fatto per mettere in movimento le persone e gli animi di ognuno.

A inizio marzo è stato con noi lo scrittore Simone Tempia, simbolo di una scrittura che guarda all’oggi e che cerca di ripartire. Al momento nel Consiglio Direttivo mi occupo dell’ambito della comunicazione e sono molto fiero degli eventi e della programmazione che stiamo organizzando per i prossimi mesi. 

Un messaggio che vorresti lasciare ai lettori di Lapaginabianca.docx

Dalla mia esperienza ho notato come la comunità sia un punto di forza fondamentale per chiunque, così come lo è stata per me. Durante la pandemia ci siamo scoperti più fragili e l’unico supporto era il pensiero che questa circostanza stava accomunando tutti nello stesso

momento; solo nell’unione potevamo trovare un minimo di conforto.

Questo mi ha fatto molto riflettere sul valore della comunità e dell’associazionismo perché unisce le forze di persone appassionate per creare azioni che aiutano in qualche modo il mondo che ci circonda. Per questo il mio consiglio è di perseguire i propri interessi, obiettivi e hobby cercando un supporto anche in gruppi e associazioni perché sono proprio le storie di chi incontriamo a regalarci gli insegnamenti migliori. Sono proprio gli altri, la prima fonte di successo della propria esperienza di vita.