Arte e mitologia: tra Pollock e Psiche

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Che cos’hanno in comune Canova, Klimt, Chagall, Modigliani, de Chirico e Magritte? Sono tutti artisti, sì. Di epoche e correnti diverse, di stili e di paesi diversi. C’è un tratto che però li accomuna, così come accomuna tutti: l’amore. 

Febbraio è il mese dell’amore per antonomasia e vorrei omaggiarlo parlandovi di 6 opere completamente diverse sia per stile, che per composizione che, ovviamente, per artista. Andiamo in ordine cronologico: 

  1.     Amore e Psiche, Canova. Chi non conosce questo gruppo scultoreo ammirabile al Louvre? Si tratta appunto di Amore e Psiche, uno dei miti di Apuleio più conosciuti. Psiche era una ragazza ammirata da tutti, tanto bella da chiamarla addirittura Venere. La dea, invidiosa (chissà perché nei miti greci è sempre colpa dell’invidia), invia il figlio Cupido perché la faccia innamorare dell’uomo più brutto della terra ma ahimè, questo sbaglia mira e colpisce se stesso. I genitori di Psiche decidono allora di consultare un oracolo che suggerisce di portare la fanciulla sulla cima di una rupe e di lasciarla sola ad aspettare il genero “feroce, terribile, malvagio drago alato”. Psiche viene portata a malincuore sulla rupe e abbandonata lì, finché Cupido non la prende con sé per condurla al suo palazzo. Qui Cupido stabilisce che i loro incontri avverranno solo di notte con il favore delle tenebre così, per molte notti, Amore e Psiche bruciano la loro passione. Una notte però, istigata dalle sorelle, la ragazza si arma di un pugnale e di una lampada e decide di vedere il volto del suo amante. Una goccia d’olio della lampada cade sulla fronte del Dio che si sveglia e l’abbandona, avendo lei disubbidito alla promessa. Disperata, Psiche tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo impediscono. La ragazza allora inizia ad errare per le terre, si vendica delle sorelle e si prende cura di ogni tempio che trova, fino a che non arriva a quello di Venere. Qui la dea la sottopone a diverse prove, ma Psiche le supera tutte. Alla fine Giove, il padre degli dei, mosso da compassione, fa in modo che gli amanti si riuniscano. Psiche sposa Eros e diventa la dea protettrice delle fanciulle. Da loro nascerà una figlia: Piacere. Fin qui tutti conoscevamo la storia di Amore e Psiche, ma sapevate che diversi elementi compaiono anche nelle fiabe del Nordafrica? Ad esempio, nella Cabilia orientale esiste una storia in cui la protagonista cerca lo sposo presso la suocera che, in questo caso, non è la dea Venere ma un’orchessa di nome Tseriel.
  1.     Il Bacio, Klimt. Romantico ma non sdolcinato è una delle opere più celebri dell’arte contemporanea, un’icona dell’Art Nouveau. Si tratta di due amanti abbracciati in un luogo etereo, con l’uomo che si china per baciare la donna. Lo sfondo oro e quello presente sugli abiti degli amanti è sicuramente ripreso dall’arte bizantina; le mani, i volti e i piedi sono tridimensionali, mentre i corpi, gli abiti e lo spazio sono bidimensionali, questi due elementi si incastrano in un’armonia perfetta. L’insolito abbigliamento degli amanti, che può sembrare anche qui un riferimento all’arte bizantina, in realtà ricorda molto le tuniche disegnate dalla compagna di Klimt, Emilie Flöge, una delle prime donne ad abbandonare il corsetto in favore di queste tuniche. 
  1.     Compleanno, Marc Chagall. La genesi di quest’opera ci viene raccontata dalla moglie di Marc, una scrittrice di talento di nome Bella. I due si videro per la prima volta a San Pietroburgo: lui ha 23 anni e lei è una brillante studentessa di 14 anni che si trova lì grazie ad una borsa di studio. Bella e Marc erano entrambi di un piccolo paese nell’attuale Bielorussia. Tra i due è amore a prima vista. Un anno dopo questo primo incontro, Chagall va a vivere a Parigi fino a che non decide di tornare nel loro paesino per sposare Bella. Nel 1916 nascerà loro figlia Ida, presente in alcune opere del pittore. Il quadro di cui voglio parlarvi però, conservato al MoMa di New York, raffigura il giorno del compleanno di Marc: Bella è intenta a riempire la casa di fiori mentre l’amato dipinge. Così Bella descrive quel giorno: «Non muoverti, resta dove sei…». Non riesco a stare ferma. Ti sei gettato sulla tela che vibra sotto la tua mano. Intingi i pennelli. Il rosso, il blu, il bianco, il nero schizzano. Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, mentre tu prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto. La tua testa si rovescia all’indietro e fai girare la mia. Mi sfiori l’orecchio e mormori: «Fuori il cielo ci chiama!». 
  1.     Jeanne Hebuterne, Amedeo Modigliani. Non a caso il mio artista preferito. La storia d’amore fra Jeanne e Modì è una delle più toccanti nella storia dell’arte. Lui ha trentatré anni quando conosce la sua musa, una pittrice diciannovenne parigina. Modì è un pittore che vive come molti altri nella Parigi di inizio Novecento: squattrinato e con l’animo bohémien. Jeanne è una ragazza dai profondi occhi azzurri, borghese e con una famiglia conservatrice. Abbandonerà tutto e tutti pur di vivere con lui, in un sottotetto ammuffito e umido, condividendo con lui gioie e tristezze, momenti di felicità, come la nascita della loro bambina ma anche di tristezza, causati spesso dall’abuso di alcool e droga da parte di Amedeo. Jeanne resterà vicino a lui fino all’ultimo giorno, quando una febbre lo uccide a soli trentasei anni. Il giorno dopo la sua morte, Jeanne decide di lanciarsi da una finestra di casa, uccidendo con sé anche il bambino che portava in grembo. I genitori la fecero seppellire in un cimitero parigino e lì rimase fino al 1930, quando i suoi resti vennero spostati insieme a quelli di Modigliani. Anche dopo la sua morte il pittore ha continuato a fare scalpore con il caso delle false teste di Modigliani, di cui parla anche il cantautore Caparezza in Teste di Modì. Tornando al dipinto: perché è così meraviglioso? Se ci fermiamo all’apparenza, vediamo solamente una testa reclinata verso sinistra, un collo lunghissimo e un corpo che la maggior parte delle persone definirebbe “disegnato da un bambino”. Ma se invece andiamo più in profondità, se conosciamo bene l’artista, noteremo che Jeanne ha gli occhi. Sembra un dettaglio insignificante, se solo non fosse che Modì non dipingeva mai gli occhi di chi ritraeva, dicendo che essi sono lo specchio dell’anima e che, dunque, non avrebbe mai potuto dipingere qualcosa che non conosceva. Gli unici ritratti che hanno gli occhi sono quelli che fa alla sua amata Jeanne Hebuterne. 
  1.     Ettore e Andromaca, Giorgio de Chirico. Uno dei principali esponenti della pittura metafisica. Rappresenta uno dei momenti più tristi che la mitologia ci ha tramandato: l’incontro tra Ettore e Andromaca, uno dei più belli e commoventi di tutta l’Iliade. Sembra che Omero si fermi, metta in pausa tutto ciò che stava accadendo e racconti con grande emozione il saluto dei due sposi, pronti ad affrontare la battaglia finale tra Greci e Troiani. Andromaca è distrutta dal dolore; Ettore è sia umano che eroe: ama la sua famiglia ma soffre pensando che loro possano cadere nelle mani dei nemici. È consapevole però che non può sottrarsi al suo destino: la morte per mano dell’eroe greco Achille dopo un terribile duello. Ettore e Andromaca vengono raffigurati come due manichini, di quelli usati dalle sarte per creare gli abiti, privi di vita. Mancano gli arti superiori, come se stesse a significare che l’ultimo abbraccio non potrà esserci e che quindi sono costretti a fermarsi con l’espressione di dolore che tormenta il volto irreale. L’abbraccio è protezione, è conforto ed Ettore non può dare né l’uno né l’altro alla moglie Andromaca. 
  1.     Gli Amanti, René Magritte. In quest’opera c’è un senso di impossibilità, un’attesa continuamente delusa. Al centro del quadro troviamo due amanti nell’atto di baciarsi, ma questo bacio è destinato a rimanere sospeso, a causa di un lenzuolo bianco che avvolge i loro volti, impossibilitando il loro desiderio di unirsi. Il lenzuolo bianco è ricorrente nella pittura di Magritte. Forse era un modo per esorcizzare il fatto che la madre, morta suicida quando il pittore aveva solo 12 anni, venne ritrovata con la camicia da notte a coprirle il volto. Questo quadro con il senso di impossibilità di un bacio mancato, non vi ricorda forse Ettore e Andromaca di De Chirico?

Questi sono solamente sei esempi di quanto l’amore sia presente nella storia dell’arte, in modi e forme diverse, in qualsiasi corrente artistica, in qualsiasi paese nel mondo.