“Liberi sulla carta”: più di qualcosa è rimasto 

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#Qualcosarimane: questo il nome della tredicesima edizione della fiera dell’editoria indipendente di Rieti, Liberi sulla carta, tornata in grande stile dopo le restrizioni dettate dal periodo pandemico.

Per chi non la conoscesse, l’iniziativa nata nel 2009, diretta da Fabrizio Moscato, si propone di dare spazio e possibilità di sviluppo all’editoria indipendente, organizzando presentazioni, workshop, reading ed eventi a tema letterario. Dal 2014, inoltre, aderisce alla campagna NO EAP (No Editoria a Pagamento), “escludendo dalla Fiera qualsiasi forma di editoria in cui lo scrittore è chiamato a partecipare investendo economicamente in prima persona nella pubblicazione”, come riporta il comunicato stampa.

Anche quest’anno la fiera si è svolta presso il polo culturale Santa Lucia (Rieti), privilegiando lo spazio esterno – un chiostro affascinante e molto curato – senza per questo rubare la scena alla struttura interna, piccola ma accogliente, con una calibrata disposizione di stand e reparti.

Le case editrici presenti non erano molte, tuttavia la qualità dell’offerta risultava innegabile e i loro rappresentanti disponibili, con oculate visioni del panorama editoriale italiano del momento. Parlando con alcuni di loro sono emerse prospettive interessanti e una veduta ottimistica e speranzosa che, sinceramente, non mi sarei aspettata. 

Per quanto consapevoli del precario equilibrio economico e finanziario in cui si trovano, dalle risposte dei vari editori (o dei loro portavoce) è emerso principalmente un grande entusiasmo. Ciò che hanno trasmesso, fin dalle prime risposte, è stata un’immensa soddisfazione per il proprio lavoro, il proprio catalogo, le pubblicazioni che li avevano portati fino a lì e i libri sui quali hanno puntato, nonostante i segnali avversi del mercato (riuscendo poi, in molti casi, ad ottenere un discreto successo commerciale).

La disamina della situazione attuale e il rapporto con i grandi gruppi editoriali è ovviamente un tassello sempre presente, seppur spesso solo accennato - con uno sguardo, un sospiro, un cenno del capo. Non si sfugge dalle dinamiche di mercato, è chiaro, e per quanto la passione e la buona volontà possano restare dei punti fermi nei propri obbiettivi, la consapevolezza che l’editoria sia pur sempre un’industria va affrontata con coraggio;  a vincere, forse, sono proprio coloro che scansano le banali demonizzazioni della questione, andando incontro alle prospettive economiche senza snaturarsi, accogliendo questo lato così poco letterario quanto effettivamente vitale dell’industria del libro. 

Chi non ha paura di buttarsi in questo mare insidioso è, per esempio, la casa editrice Funambolo Edizioni che,  grazie all’aiuto di un consulente editoriale, è riuscita negli anni a scovare e far tradurre validissimi artisti stranieri, alcuni di questi già editi in altri paesi da grandi case. 

Altra “cacciatrice di talenti” è Dalia Edizioni, specializzata in narrativa per bambini e adulti, che presenta nel suo catalogo autori esordienti, molti dei quali vincitori di premi letterari italiani.

E poi la narrativa sociale di Lorusso Editore, la promozione del territorio e gli autori teatini di Amarganta, fino alla partecipazione di case editrici più conosciute, come minimum fax, Cartacanta Editore e Momo.

 

Ognuno degli intervistati ci racconta la storia della casa editrice, illustrando con orgoglio il catalogo e le varie collane. 

 

“La nostra casa editrice, Funambolo Edizioni, ha base a Rieti, ma ha una visione ampia e molti autori internazionali nel catalogo. Il nome è stato scelto per la metafora che sottintende: a livello motorio, l’equilibrio è una capacità che si può allenare. Chi ha più equilibrio, alla fine, non è colui che non lo perde mai, ma colui che più velocemente lo recupera. Ci piaceva questa immagine, ovvero la capacità di recuperare nei momenti difficili e andare avanti.”

“Ci interessa, in particolare, il racconto della contemporaneità”, ci dice Roberta di Dalia Edizioni , “reso da scrittori che sappiano essere sperimentatori; la ricerca nella scrittura, infatti, aiuta tantissimo a raccontare un presente in evoluzione come il nostro!”

“Lorusso Editore nasce nel 2009, partecipando a Liberi sulla carta fin dalla prima edizione”, racconta Luigi Lorusso, “e pubblichiamo narrativa sociale, con temi che spaziano dal mondo della scuola, al lavoro, alle periferie urbane e alle lotte sociali e politiche. Abbiamo anche una collana sul Medio Oriente, tutti autori contemporanei ed emergenti. In realtà, la casa editrice nasce da una rivista, che è stata una utilissima palestra per il lavoro di oggi”.

“Noi siamo un’associazione culturale senza scopo di lucro, e la nostra produzione si concentra su autori di Rieti. Cerchiamo di valorizzare il territorio, la nostra produzione locale è un orgoglio, infatti,  facciamo una fortissima selezione: l’autore può essere anche sconosciuto, l’importante è che abbia qualcosa da dire” dice Manuela, dell’associazione Amarganta.

Alla mia domanda su come siano andati i giorni di fiera, rispondono (più o meno) tutti con la stessa frase: “È andata molto bene, il tempo è stato un po’ incerto ma qui ci sentiamo a casa.”

Curioso, perché alle fiere più grandi non è certo la prima impressione che riscontrano; certo l’amore per il proprio lavoro, la fatica ripagata, la soddisfazione di partecipare ad eventi nazionali… ma ben pochi, alla fine della fiera (appunto), possono dire di essersi sentiti a casa, accolti a braccia aperte dagli organizzatori.

Allo stand de La noce d’oro, il rappresentante sottolinea come le impressioni su questi giorni siano state molto positive. “Noi siamo nati da un anno circa, abbiamo poche esperienze alle fiere, ma ci siamo trovati bene. Inoltre, nel nostro catalogo accogliamo anche autori come Cesare Pavese e Andrew Lang: non ci sentiamo una casa editrice di nicchia.”

Presente anche D Editore, che ribadisce la linea editoriale e la forte caratterizzazione. “Noi siamo una casa editrice schierata, dichiaratamente anarchica; uno dei nostri ultimi progetti è, infatti, una raccolta di volumi, ambiziosissima summa del pensiero anarchico nella Storia. E’ un’opera poderosa, che vanta di collaboratori accademici e universitari.”

“Si ricomincia a vivere, finalmente, a vedersi in faccia e scambiarsi pareri di persona”, dice il rappresentante del gruppo editoriale Cartacanta, “infatti le fiere sono fondamentali per incontrare il pubblico, percepire le sue impressioni”.

Le persone con le quali ho parlato erano tutte concordi sull’atmosfera familiare che si respira a Liberi sulla carta e, in ogni stand, ho percepito una certa serenità, spia di una felicità fine a sé stessa: non provocata dai ricavi economici. Era il puro e semplice fatto di essere lì presenti in quanto case editrici, inseriti in una dinamica in cui si sentivano accolti e apprezzati, al di là della statura commerciale o della notorietà. 

Credo sia questo, in fondo, ciò che spinge tanti ad andare avanti; nonostante i rischi, gli insuccessi o la lotta con le major, che riescono sempre ad accaparrarsi qualsiasi autore esse vogliano; sentirsi parte integrante di una comunità, sapere di avere uno spazio in cui dimostrare il proprio potenziale, tutto ciò concorre a instillare un pensiero –spaventoso e rassicurante al tempo stesso –nei piccoli editori indipendenti. E questo pensiero somiglia molto a “faccio l’editore perché, in fondo, cosa altro potrei fare?”