Ripulire è un passo per cambiare: intervista a Ostia Clean up

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Dopo aver scritto un post per la giornata mondiale del riciclo, il 18 marzo, ho pensato che sarebbe stato interessante fare due chiacchiere con qualcuno che di riciclo se ne occupa, per avere una visione più completa su come si svolge il lavoro di un’associazione in questo ambito.

Sparse per l’Italia ci sono moltissime realtà che si occupano di riqualificazione ambientale e cooperano insieme con progetti volti alla riduzione e al riciclo della plastica. Tra queste c’è Ostia Clean-Up che, personalmente, ho scoperto durante la stesura dell’articolo sulla B-corp “Piantando”, scritto in collaborazione con Aurora Cino.
Mi sono interessato alla loro realtà perché si occupano del quartiere in cui abito, oltre ad avere un’attenzione particolare alla riqualificazione ambientale.
Come viene descritto sul loro sito, sono “un gruppo di ragazzi nati e cresciuti ad Ostia accumunati da un profondo rispetto per il mare e per l’ambiente”. Sono stati gentilissimi nel consentirmi di intervistarli per spiegarmi come è nato il loro progetto e in che direzione sta andando oggi.

Quand'è che l'esigenza di prendere parte ad un cambiamento ha fatto scattare in voi la volontà di rendere pratico questo progetto? 

Questa esigenza è nata dai singoli. Inizialmente Ostia Clean-up non è nato come un progetto, ma come un “intervento” dei tre fondatori che, vedendo lo stato delle spiagge di Ostia, hanno iniziato a pensare di agire in maniera concreta, in qualche modo.

Quando invece si è vista la partecipazione della gente in maniera ampia, abbiamo deciso di costituire un progetto vero e proprio, per dare un servizio di cittadinanza attiva alla comunità, venendo incontro alla voglia di partecipazione dei cittadini.

In seguito alle vostre campagne di sensibilizzazione, quale è stata la risposta da parte della comunità per quanto riguarda Ostia Clean-up? Ti andrebbe di raccontarmi di un momento che per te è stato particolarmente significativo? 

C’è stata una risposta graduale, iniziata con pochi individui per poi crescere nel tempo. La partecipazione ha dato vita prima a eventi singoli, alla quale hanno preso parte un centinaio di persone, e poi ad eventi organizzati insieme ad altre associazioni, nei quali si sono contati all’incirca duecento cittadini.

Siamo arrivati a un buon numero con il tempo; abbiamo visto crescere la partecipazione di mese in mese e, ovviamente, abbiamo notato che più tempo investivamo nell’attività, più aumentava la risposta.

Un momento significativo per me è stato iniziare a lavorare nelle scuole del territorio, nei licei soprattutto, con l'alternanza scuola lavoro, un progetto che abbiamo iniziato da quest'inverno. Per la prima volta siamo riusciti a entrare nelle scuole in cui ci siamo formati e abbiamo visto una risposta positiva nei ragazzi adolescenti — di diciassette e diciott’anni — che sono una categoria molto complessa con cui interagire, dal momento che non è facile guadagnarsi la loro attenzione.

Per noi tornare nei licei è stato forse uno dei momenti più importanti degli ultimi anni in termini di partecipazione, poiché a noi piace puntare sulle nuove generazioni e iniziare a introdurre il cambiamento proprio dai ragazzi che, spesso, non sono informati o possono essere restii a questo tipo di tematica, almeno rispetto agli universitari o ai lavoratori.

Avendo letto proprio di questi eventi che fate nelle scuole, ad esempio i workshop, mi chiedevo: la risposta ha aumentato la consapevolezza dell’importanza del riciclo e della raccolta differenziata?

Diciamo che la consapevolezza è arrivata in parte e non a tutti. È molto complesso far entrare in contatto diretto con la tematica una classe intera allo stesso livello. Quindi posso dire che, in un gruppo classe, chi poi realmente empatizza è solo una piccola percentuale.

Nonostante questo, abbiamo notato che se inizialmente eravamo noi a cercare le scuole, adesso sono loro che cercano noi.

In vari istituti, anche di Roma, c'è una vera e propria necessità di introdurre l’argomento del riciclo e della differenziata, per rendere sostenibile l’ambiente scolastico.
Forse è proprio questa la nostra vittoria in termini pratici, quando le richieste di partecipazione alla nostra associazione vengono fatte non solo da professori e dirigenti scolastici, ma dagli stessi alunni che ci contattano per partecipare ai corsi, alle autogestioni e agli interventi durante le assemblee di istituto.

 

Sentendo le parole di Isabel sulla risposta degli studenti — anche in prima persona e non solo attraverso le istituzioni scolastiche — a questi interventi promossi da Ostia Clean-Up mi fa ben sperare che sempre più ragazzi si avvicino alla tematica della pulizia ambientale.
Dalle sue parole mi sono anche ricordato di quella volta in cui io ed un gruppo di amici abbiamo deciso di andare a pulire le stesse spiagge. Come ho già raccontato nel mio primo articolo per Lapaginabianca.docx e Lanternaweb, vedere i cittadini, sia adulti che giovani, aiutarci a pulire il bagnasciuga dalla spazzatura mi ha fatto capire che se iniziamo a fare piccoli passi si può educare davvero tutta la comunità, e rendere così le nostre città non solo più belle e pulite, ma anche più fruibili per tutti.