SCOTT TUROW: COME NASCE UN LEGAL THRILLER?

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È un pomeriggio di febbraio e sono seduta davanti al computer scorrendo gli eventi in programma alla fiera dell’editoria di Testo, a Firenze dal 24 al 26, quando ad un tratto il mio sguardo cade su un nome: “Scott Turow”, che al festival presenterà il suo nuovo romanzo intitolato “Il sospetto”. Così, quella domenica sera, mi ritrovo a concludere il mio viaggio tra gli scaffali della terza edizione di una delle fiere più dinamiche ed originali dell’editoria italiana avendo il piacere di assistere alla presentazione di uno dei più noti romanzieri americani, riconosciuto all’unanimità tra i padri del giallo giudiziario.

Dico che si è trattato di un piacere non solo per la fama che circonda l’autore, ma soprattutto per come l’incontro si sia rivelato un’occasione unica per trattare temi diversi, che come pezzi di un puzzle sembrano comporre un quadro che risponde alla domanda che in tanti, tra lettori e scrittori appassionati del genere, ci siamo posti: “come nasce e da dove ha origine un legal thriller?

 

Dalla riflessione su temi morali… 

La prima impressione che si ha di Scott Turow è quella di un simpatico signore, scrittore appassionato, innamorato del suo mestiere, disponibile, gentile e con un discreto senso dell’umorismo. Oltre ad essere un autore eccezionale è anche un uomo dalla personalità interessante, consapevole delle proprie idee e dei messaggi che intende far passare attraverso i suoi romanzi, meticoloso nel descrivere intenti e processo creativo, chiaro e accurato nell’esprimere il suo punto di vista su personaggi, idee e sviluppi. Al centro de “Il sospetto”, come in altre sue opere, vi sono personaggi dalla storia intrigata, come Pinky, investigatrice privata alle prese con un passato turbolento a stretto contatto con le droghe, una carriera fallita in polizia, gli spettri di una vecchia relazione con una collega dell’accademia e la consapevolezza di godere di una pessima reputazione presso le persone con cui è tenuta a lavorare. Eppure è grazie a lei e al suo formidabile intuito che verrà rivelata la verità che si cela dietro le infamanti accuse rivolte ad un capo della polizia di origini ispaniche, Lucia Gomez. 

Nella scelta di queste figure così fuori dall’ordinario, spiega Turow, c’è la volontà di indagare situazioni complesse senza cadere nello stereotipo del politicamente corretto, giungendo al cuore dei personaggi e al loro percorso nella storia, guardando al contempo con occhio critico la moderna società americana. Il tema morale ricorre quindi senza cedere al moralismo, come spirito pulsante della narrazione.

Da un passato come avvocato…

Gran parte dell’ispirazione e del contenuto dei romanzi di Turow, rimane comunque indubbiamente legata alla sua esperienza come avvocato, uno stimolo prezioso per esplorare nuovi territori con spirito di riflessione. Capita di porsi domande su quello stesso sistema legale statunitense divenuto un mito per noi europei, tanto è stato spettacolarizzato e reso quasi teatrale dal cinema e dalla letteratura moderna. Per questo, la narrativa di Turow rappresenta quell’occasione inaspettata per domandarsi dov’è tracciato il confine che separa romanzo e realtà.

D’altronde reale è il rapporto che lega la legge, che dall’esterno ci appare quanto più rigida, asettica e lontana dalla vita concreta, alle persone che ne sono coinvolte, spinte nelle loro azioni da intrecci di moventi ed emozioni. “Mi piace soffermarmi a riflettere sulle azioni di una persona, su cosa pensa e prova”, ha rivelato lo scrittore durante il nostro incontro. “Ho sempre amato l’idea che i personaggi si possano muovere, attraversare più piani, stando talvolta sullo sfondo, talvolta in primo piano, costruendo una sorta di cerchio sociale”. I personaggi di Turow non sono burattini di un teatro che orbita intorno ad un tribunale, ma il riflesso di vite reali che scorrono parallele finendo poi per intrecciarsi nel modo più inaspettato, ed è proprio questa l’energia vitale che più ci fa amare la lettura.

Da un’ispirazione… idea o personaggio?

È tuttavia negli attimi conclusivi dell’incontro che si è giunti a quello che, a mio parere, può essere considerato lo spirito del fare scrittura, quando a Scott Turow è stato chiesto di raccontare più dettagliatamente il processo che porta alla nascita e alla stesura di un romanzo, e in particolare se ad ispirarlo fosse maggiormente un’idea, un progetto oppure un personaggio. Si tratta di una questione che mi ha sempre intrigato e che per questa ragione mi sta tanto a cuore, se non altro perché amo scrivere e per chi scrive l’ispirazione è un momento fondamentale del processo creativo, ma anche un’esperienza strettamente personale: “In questo caso, ma non è sempre così, avevo presente il personaggio di Pinky, l’ho conosciuta, è diventata mia amica. Ma per rispondere alla domanda credo che idee e personaggi siano molto collegati tra loro. Nello sviluppare il personaggio di Pinky, per esempio, so esattamente dove sto andando, verso quale idea. E mi diverte scrivere questi aspetti.” 

È sempre interessante sentir parlare uno scrittore del proprio rapporto con la scrittura. Spesso si pensa che per essere uno scrittore sia sufficiente saper scrivere, ma questo è vero solo in parte. La scrittura è più di un mero esercizio meccanico, è un viaggio fuori e dentro di sé. È importante conoscere il mondo di cui si sta raccontando e i personaggi cui si dà voce, ma soprattutto è fondamentale aver presente la meta finale, in altre parole bisogna chiedersi: “cos’è che voglio comunicare con questa storia?”. La risposta a questa domanda, così come l’intero processo di composizione, è a mio modo di vedere, un insieme di piccoli dettagli che costituiscono il modo soggettivo con cui ogni scrittore approccia quest’arte, non molto differentemente da come ciascuno di noi fa esperienza della propria vita. 

Scott Turow ci ha mostrato il suo modo, la sua via. Il mio invito – e augurio – è che ciascuno, aspirante scrittore o non, possa trovare la propria strada, attraverso il proprio talento, qualunque esso sia, per spargere nel mondo la propria visione, il proprio modo di essere vivo.

“Quando scrivo un libro mi lascio semplicemente andare, scrivo letteralmente tutto ciò che attraversa la mia mente quel giorno: che sia un’idea per un evento, un dialogo o un nuovo personaggio, lo scrivo. E la trama va avanti.” – S. Turow.