Puoi chiamarmi Emma: recensione del libro di Matilde Falasca

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“Puoi chiamarmi Emma” è l'esordio dell'autrice emergente Matilde Falasca, giovanissima scrittrice romana, classe 2004. Pubblicato nel febbraio 2022 dalla casa editrice Giulio Perrone Editore, il libro ha riscontrato fin da subito un grande successo, in particolare fra il pubblico giovanile. «Attualmente, la richiesta più ampia arriva dalle scuole, dove è apprezzato soprattutto nella fascia tra i 16 e i 18 anni. Nel complesso, i risultati ottenuti in questi pochi mesi sono andati oltre le aspettative». Questo è il commento di Antonio Sunseri, direttore commerciale della Giulio Perrone Editore. La casa editrice con sede nella capitale ha deciso di puntare su Matilde Falasca, ritenendo che il suo romanzo avesse un enorme potenziale e, al momento, tale fiducia sembra aver ripagato. 

“Puoi chiamarmi Emma” è la storia di una ragazza al suo ultimo anno di scuola superiore. Margherita è una diciottenne come molte altre. Frequenta il liceo Saffo, a Roma, e come molti suoi coetanei vive le incertezze di un’adolescente in procinto di entrare a far parte del mondo adulto, una realtà completamente nuova che da adito a paure e smarrimento. L'insicurezza di Margherita sul proprio futuro si somma alla solitudine, che avverte in maniera sempre più impellente, e insinua in lei mille dubbi. L'indecisione e i ripensamenti prendono forma attraverso il continuo scambio di battute tra la protagonista e il Non so chi che, come un compagno inseparabile, non la lascia mai andare. Poi, all’improvviso, qualcosa cambia nella sua vita nel momento in cui, su spunto di un professore, la ragazza inizia una corrispondenza anonima con un ragazzo misterioso. In quelle lettere, Margherita (Emma) sembrerà trovare una parte di sé, qualcuno che la comprende e che allontana finalmente da lei lo spettro della solitudine.

Nel suo libro Matilde Falasca, nonostante la giovane età, offre una grandissima prova di abilità e maturità nella scrittura. È presente un’evidente consapevolezza nella scelta delle parole, coniugate in uno stile sublime, coinvolgente, quasi poetico, che riesce ad esprimere con incredibile efficacia le emozioni, i sentimenti e i pensieri della protagonista. “Puoi chiamarmi Emma” è una storia d’amore che, tuttavia, non si presenta come una banale favola adolescenziale, ma è innanzitutto una storia di vita, di crescita, che nonostante quel velo di atmosfera romantica presenta tutti i tratti più veri, reali, profondi della vita e dei pensieri di una giovane ragazza. Quest’analisi non avviene con superficialità ma mediante una magnifica introspezione che si lascia andare spesso a riflessioni che esprimono una particolare visione del mondo, senza tuttavia appesantire mai la narrazione. Nonostante la densità di contenuti, infatti, la lettura rimane molto leggera e scorrevole. Il vero punto di forza che contraddistingue questo libro è, tuttavia, la straordinaria capacità di suscitare l’immedesimazione del lettore, specialmente se quest’ultimo appartiene ad un pubblico giovane. È facile in questo caso ritrovarsi nella quotidianità dei personaggi ed identificarsi nel loro vissuto. Emma e Teo (gli alter ego dei due protagonisti) sembrano fatti l’una per l’altra e lo scambio di lettere tra i due è costruito in modo impeccabile. Apprezzabilissimi sono i richiami ai sentimenti di Emma nelle parole di Teo, quasi fossero un’unica persona, un’unica anima. Il giovane lettore si affeziona alla vicenda e ai personaggi e li rende parte della propria realtà e così, Teo è quell’amico che tutti vorremmo, che sa stupire, che sa amare e sa leggerci come un libro aperto. Emma, invece, è lo specchio delle nostre insicurezze e fragilità ma anche della nostra passione e determinazione a trovare il proprio posto nel mondo. Nello sviscerare la personalità della protagonista, scavando a fondo nei suoi stati d’animo più intimi, siamo in qualche modo anche noi portati a leggerci dentro e a ritrovare una parte di noi in quelle pagine, in quelle parole che portano alla luce sogni, paure ed emozioni a cui spesso non sappiamo neppure dare un nome. È questa la gran forza di “Puoi chiamarmi Emma”: ci insegna a guardare la realtà con occhi diversi, cambiando il nostro punto di vista, prestando attenzione ai dettagli che di solito non si notano e, soprattutto, dando risalto alla nostra interiorità, alla nostra sensibilità, senza trattarla con vergogna ma, al contrario, facendo di essa il nostro strumento di riuscita, il nostro elemento di orgoglio, ciò che ci rende unici.

“Puoi chiamarmi Emma” è un libro che parla di giovani, scritto da una giovane ragazza per altri giovani come lei, dunque, è a loro per primi che sento di consigliarlo. Non è scontato che qualcun altro sappia descrivere così bene ciò che proviamo, dare un nome a quel vuoto che sentiamo dentro o portare alla luce quel Non so chi che ci insegue ad ogni passo. Tante volte, si sa’, sono i libri i migliori alleati per aiutarci a comprendere meglio noi stessi e il libro di Matilde Falasca ne è senza dubbio un valido esempio. È una testimonianza da leggere con il cuore aperto, pronto ad accogliere ciò che di bello essa ha da offrire e, anzi, proprio per questa sua grande capacità di raccontare in modo straordinario un mondo che è difficile da comprendere se non lo si vive da dentro, è probabilmente un libro che ha il potenziale di arrivare, senza distinzioni d’età, a chiunque voglia provare a capire cosa vuol dire avere diciott’anni nel mondo di oggi. “Puoi chiamarmi Emma” è un libro che ha tanto da dire sui giovani, su ciò che significa crescere, vivere, amare; perché in fondo Margherita, Emma, è una ragazza che cresce, che vive e che ama non tanto diversamente da noi.