“Le Siciliane” - Storie di lotte silenziose

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Si è appena conclusa l’edizione 2021 di “Più Libri Più Liberi”, La Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria a Roma. In pochi giorni questo evento ha offerto numerosi momenti di dibattiti e di riflessioni culturali ma, soprattutto, ha raccontato quella magia di immergersi nelle storie con gli occhi, con la mente e con il cuore che solo i libri possono donare. Qui, ora, voglio raccontare in particolare di come quelle pagine che liberano dai vincoli di spazio, tempo e realtà, possano avere anche la funzione di liberare dai pregiudizi. 

Uno degli eventi a cui ho avuto il piacere di partecipare è stata la presentazione del libro “Le Siciliane” di Gaetano Savatteri, edito da Laterza. Il tema dell’opera e della discussione mi ha coinvolto in prima persona, essendo io una ragazza siciliana che vive nella realtà che l’autore ha voluto cogliere con le sue parole. 

L’isola più grande del Mediterraneo, una terra nera come la cenere e le nostre nonne vestite a lutto, rossa come il sangue e il sugo degli arancini, gialla come i campi di grano e come il sole incandescente ad agosto. In tanti modi la Sicilia è stata descritta, raccontata, amata e odiata. Tutti gli scrittori e scrittrici a cui ha dato i natali hanno riportato nelle proprie pagine le misteriose contraddizioni che la rendono un luogo così unico. 

Gaetano Savatteri ha unito la sua voce a quella di altri già celebri scrittori nel raccontare un po’ della “sua” Sicilia a chi in Sicilia non è nato. In particolare ha parlato di un argomento molto attuale: il carattere delle donne siciliane. 

Il suo libro è una raccolta di storie di queste figure femminili così diverse tra loro sebbene così vicine geograficamente. Ci racconta di Santa Rosalia, patrona di Palermo; delle “pulle”, ovvero le prostitute che si vedono in alcune strade della stessa città. Parla del busto di Eleonora d’Aragona e del dipinto dell’Annunziata che convivono a Palazzo Abatellis; allo stesso modo, racconta della propria nonna. 

La prima domanda che mi è venuta in mente nel momento in cui ho letto il titolo è stata: perché raccontare proprio di donne siciliane? Non siamo, forse, come tutte le altre? 

In effetti Savatteri, vivendo al di fuori della Sicilia, si sarà reso conto di come la tradizione culturale ha tramandato una visione spesso stereotipata delle “femmine siciliane”. Se n’è parlato come vittime di violenze, soggette all’orgoglio e alla gelosia maschile; le si immagina spesso, magari, come ottime cuoche, come casalinghe avvolte nelle “mantelle” scure. 

Che posso dire sulla veridicità di tutto ciò, nella mia esperienza personale? E’ vero che mia nonna somiglia a questa descrizione anche nel 2021, ma forse solo superficialmente: in realtà è lei il vero capofamiglia, una matriarca, la colonna portante delle nostre piccole tradizioni da ormai quattro generazioni. Non saprà scrivere perfettamente, non parlerà in italiano in modo molto corretto, ma non è una donna sottomessa né una vittima. 

Il discorso è che l’immagine che si ha delle siciliane è stata tramandata da una cultura prettamente maschilista che ha preferito omettere o trascurare i piccoli dettagli che fanno apparire l’uomo più inetto, debole, succube, e perciò disonorato.

A tal proposito, è affascinante la storia di Alessandra Starrabba, marchesa di Rudinì. Gaetano Savatteri ne parla paragonando la sua fama a quella di una più antica Lady D. Figlia del sindaco di Palermo, nei primi anni del ‘900 Alessandra Starrabba è stata una donna di una bellezza quasi leggendaria. Dopo essere rimasta vedova prematuramente, si trasferisce a Roma e intraprende una relazione con un famosissimo intellettuale nell’Italia di allora: Gabriele D’Annunzio. Travolti dal fuoco della passione, trascorrono insieme dei momenti che Savatteri paragona proprio alle vicende de “Il piacere”. Ma questa fiamma non è destinata a durare molto: il Vate, infatti, si innamora di un’altra donna. Qui, dunque, Alessandra compie una vera e propria svolta nella propria esistenza, decidendo di prendere i voti. Si trasferisce in Francia e lì abbandona quella vita mondana e quell’amore pagano così scottante che l’aveva travolta. 

“Alessandra ha voluto spegnere le luci che avevano accompagnato la sua stagione brillante. L’ombra del chiostro è ora il suo spazio. Una vita inimitabile, diremmo, dannunzianamente. «Alessandra non volle piegarsi al ruolo subalterno di vedova rassegnata e madre pietosa», continua Gaggia. «Dopo avere provato sulla sua pelle l’esperienza dell’amore passionale (per lo più sconosciuto alle donne del suo rango) non tornò sui suoi passi, su comportamenti standardizzati, ma guardò decisamente avanti con comportamento fiero e aristocratico e, senza se e senza ma, portò a sublimazione l’amore»”.

Si tratta del racconto di una lotta, di una personale ribellione a quello che la società la stava costringendo ad essere in ogni diversa fase della sua vita. Forse Alessandra è il simbolo della nascita di una fede che cerca il riscatto della propria anima, della voglia di essere più di una semplice vedova e di poter continuare a evolversi; in ogni caso è solo uno degli esempi di siciliane forti che si sono integrate e affermate in una società anche diversa da quella in cui sono nate e cresciute. 

Durante la presentazione sono stati raccontati molti aneddoti relativi al libro, storie di esperienze personali, fatti e curiosità sulle figure più famose menzionate tra i capitoli de “Le Siciliane”. Tra questi, ci viene porto un invito: quello di far conoscere e leggere queste pagine a chi la Sicilia la conosce ma non la vive ogni giorno.

Aggiungo anche che anche le donne siciliane di oggi, forse, dovrebbero avvicinarsi a questo tipo di lettura; non solo è utile per guardare la propria contemporaneità con un occhio un po’ diverso, ma le può anche aiutare a rivalutare il proprio ruolo e la propria potenzialità all’interno di una delle regioni con il tasso di occupazione femminile più basso di Italia, e in cui la parità di genere è un obiettivo che sembra purtroppo ancora lontanissimo. 

La Sicilia è un luogo di costanti contrasti: è variegata, colorata, violenta, sgargiante, calda ma bellissima. Non importa quanto si è lontani, o da quanto tempo si è fuggiti, i suoi abitanti torneranno sempre a raccontarne le sfaccettature, positive o negative che siano. Leonardo Sciascia, scrittore concittadino di Gaetano Savatteri, alla sua Sicilia scrive “nè con te, nè senza di te possiamo vivere”.