Quando le Leonesse del fantastico sono ritratto reale di donne forti

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Cos’hanno in comune Dama Arwen, Éowyn, Difred, Hermione, la principessa Leila e Wonder Woman? Sono tutte donne, è vero. Ed è vero anche che sono creature affidate a un mondo che è quello del “fantastico”. E se invece vi dicessi che il contributo di queste eroine ha uno stretto contatto con la realtà?

Prima, però, è necessario fare un salto indietro. Siamo nella sala Robinson allestita nell’enorme centro congressi La Nuvola, dove si tiene la ventesima edizione di Più Libri Più Liberi. Intorno c’è un via vai concitato di persone che, molto probabilmente, non hanno niente in comune se non l’immane passione per la lettura. 

Stefania Auci, scrittrice de I leoni di Sicilia, è tra loro. Prima di essere scrittrice, è lettrice, e lo si capisce dalla passione che traspare dalle sue parole mentre parla del fantastico e di come esso si leghi in maniera inscindibile al nostro reale. La concitazione è talmente alta che a un certo punto si toglie la giacca, le guance le si imporporano e chi, come me, ha la fortuna di assistere a questa manifestazione tutta umana dell’emozione, capisce che sta mettendo il cuore in quello che dice. Citando Spadaro, Stefania Auci precisa che il fantasy non è semplice evasione, ma ha qualcosa da dirci sulla realtà. Dovrebbe essere insegnato nelle scuole per aiutarci a interpretarla. 

Come non pensare a Tolkien, non appena si parla di fantasy? Attento cultore della libertà delle donne, scrive Il signore degli anelli, un libro popolato da uomini, dove però spiccano due figure femminili in particolare. Sono donne affascinanti, che hanno dentro di sé un potere: quello della Scelta. Una di queste è Dama Arwen: in quanto Principessa degli Elfi, possiede il dono dell’immortalità, ma decide di rinunciarvi per amore di Aragorn, uomo mortale. Ancor più innovativo è il personaggio di Éowyn che, essendo donna in una casata di uomini, è costretta a vivere nell’ombra, relegata e con la paura di rimanere in gabbia. Ed è proprio dopo l’incontro con Aragorn che la sua vita cambia: Éowyn sceglie di agire, di combattere travestendosi da uomo. 

La scrittura di Tolkien sfida i pregiudizi sociali, soprattutto grazie alle sue eroine femminili: donne forti, indipendenti, libere di scegliere. Le donne di Tolkien hanno sostituito i mariti a lavoro durante la guerra, hanno saggiato la vita al di là del focolare domestico: alla fine del conflitto, non sono più disposte a ritornare nella gabbia che le vuole recluse. E l’autore, con il suo “fantastico”, ci fa sentire tutto ciò con una potenza unica.  

Da Tolkien, Stefania Auci salta a King e al suo Sleeping Beauty, poi ancora alla figura di Difred nel noto libro Il racconto dell’ancella, scritto da Margaret Atwood. In entrambi i casi, la donna è vista come oggetto da violare, come burattino appeso a dei fili che, neanche a dirlo, sta nelle mani dell’uomo. «King è femminista» dichiara la Auci. «Non può che essere così, visto che crea mondi femminili sfaccettati e sempre complessi». Ne Il racconto dell’ancella – opera del 1985 –, le donne fertili sono un semplice utero, macchine per la procreazione. Difred è figlia del suo tempo, di un’epoca in cui, grazie al movimento femminista, si caldeggia finalmente la libertà di scelta della donna: ecco che il fantastico apre le porte al femminismo, alla realtà.

Hermione Granger è un altro personaggio che ha tanto da lasciarci. Lei è la bambina – poi donna –  che sta a cavallo tra due mondi, quello magico e quello “babbano”, cioè umano. Pur sapendo i pericoli che la sua natura “mista” – meticcia, direbbe qualcuno – comporta, mantiene salda la sua forza, la sua dignità e lucidità. Ma la lista dei grandi nomi potrebbe essere potenzialmente infinita: la principessa Leila, Wonder Woman, Lady Oscar, Scarlet Witch. Tante sono le protagoniste del fantastico con cui Stefania Auci è cresciuta e tante sono quelle che hanno cambiato il modo di rappresentare le donne. Questi nomi hanno addirittura contribuito a plasmare il nostro stesso essere donne, insegnandoci tanto della nostra realtà attraverso mondi all’apparenza lontani.  

Ed è questo l’enorme potere della lettura. Ed è qui che ancor di più si può apprezzare il contributo della Fiera nazionale della piccola e media editoria, che non a caso si chiama Più Libri Più Liberi, come a mostrare il dono più grande che una pagina scritta possa fare (a chi legge e a chi scrive): la libertà.

Cosa hanno da dirci i fantasy di oggi? Quale sguardo sul reale ci aiuteranno ad avere? Chissà. Non so voi, ma io non vedo proprio l’ora di scoprirlo e, ne sono certa, anche Stefania Auci non aspetta altro che avere tra le mani il prossimo fantasy rivoluzionario.