In metro, in sala d’attesa dal dentista o la sera prima di andare a dormire: i momenti in cui la nostra attenzione viene catturata dai social sono tutt’altro che rari.
La scelta della giusta canzone nella storia Instagram; il nostro tiktoker preferito e quello che più ci risulta antipatico; il momento del BeReal che, con buona probabilità, arriva sempre quando sei nel letto con la “tisanina” e Netflix: sono molteplici le occasioni e le abitudini di condivisione che i social ci propongono e instaurano ma, esattamente, da dove siamo partiti? E come siamo arrivati fin qui?
Tutto nasce il 1° agosto 2003 con MySpace, primo vero network di condivisione tra i giovanissimi: non c’erano like e non esistevano le reazioni abbraccio, ma si poteva commentare ogni contenuto caricato dall’utente, principalmente foto e tanta musica.
Poco dopo, la genesi di Netlog nel 2004: anche lì gli utenti potevano condividere le loro playlist, foto e video, e soprattutto unirsi in quelle che sono state le primissime community dei social, i cosiddetti “clan”.
A distanza, dunque, di quasi venti anni, sarà capitato a tutti di chiedersi: ma che fine hanno fatto i “social di una volta”?
Allo stato attuale, incredibile ma vero, MySpace esiste ancora: con un design totalmente diverso e con una cospicua perdita di utenti. Dal 2013, il mio spazio prevede principalmente la possibilità di ascoltare musica gratuitamente, previa iscrizione, e di poter creare la propria stazione radio, da condividere con gli altri utenti.
Netlog, invece, chiude definitivamente nel 2014 e viene integrato da Twoo, un social molto simile a Badoo, che, purtroppo, è fallito non molto tempo fa, precisamente il 30 giugno scorso.
Immaginare le ragioni di questo declino, non è difficile: Mark Zuckerberg, infatti, il 4 febbraio del 2004, all’Università di Harvard, fonda Facebook, con lo scopo di creare connessioni ed interazioni — ovviamente online — tra gli studenti dell’Ivy League.
Il nome dato a questo nuovo social, fa già presagire il motivo del suo successo; l’obiettivo iniziale di Facebook, infatti, era quello di sfogliare, come in un annuario, le pagine degli utenti iscritti —corredate ovviamente da foto profilo— che, inizialmente, erano solo studenti universitari.
Ad oggi, come sappiamo, Facebook fa parte dell’impresa Meta Platforms, insieme ad Instagram e WhatsApp: riuscendo così, dunque, ad inglobare in modo praticamente totalizzante l’esperienza dei social e della messaggistica di quasi tutto il mondo.
Eppure la domanda che, forse, tanti si sono posti finora è la seguente: cosa dovrà ancora accadere? Che altro ci si potrà inventare per implementare, ancora e di nuovo, il nostro modo di “stare su Internet”?
Negli ultimi anni, infatti, tante sono le piattaforme che si sono fatte strada in un universo che ormai sembrava monopolizzato dalla firma di Zuckerberg: parliamo di TikTok e del più recente BeReal, tutte realtà che prevedono non solo una fruizione del contenuto differente, ma anche una semiotica spesso in aperta opposizione al modo di Meta.
TikTok, attualmente il competitor più temuto, nel 2020 supera un miliardo di iscritti in tutto il mondo, dopo appena 4 anni dalla sua fondazione.
BeReal invece, lanciato nel 2020, ha visto proprio negli ultimi mesi — in Italia soprattutto — un notevole incremento di iscritti: complice, probabilmente, il famoso “passaparola” da utente ad utente del tipo: “Scaricalo, è un nuovo social, l’opposto di Instagram!”
Ed è proprio questo, infatti, il quesito che molti si sono posti finora: se Instagram appare il termine di paragone del “social per eccellenza”, arriveremo a farne davvero a meno, così come abbiamo rinunciato a Netlog e MySpace?
L’ipotesi che appare più accreditata tenderebbe al no: se è vero che TikTok e BeReal sono riusciti a ricavarsi un posto, anche lì dove sembrava impossibile riuscirci, risulta ancora difficile credere che potranno effettivamente soppiantare i loro più agguerriti predecessori; questo non solo a causa delle abitudini degli utenti ma, anche e soprattutto, per i continui cambiamenti che gli stessi social di Meta cercano di assecondare, pur di cavalcare proprio l’onda dell’innovazione che qualcun altro ha inaugurato.
Sfideremmo chiunque, infatti, a scegliere BeReal rispetto ad Instagram se un giorno qualcuno ci dicesse di poter continuare ad usarne solo uno.
“Ai posteri, l’ardua sentenza”: lo scopriremo a breve o forse tra qualche anno, ma solo vivendo.
Anzi, condividendo.