Un’altra estate si chiude alle nostre spalle. Gli alberi si spogliano, le foglie cominciano a rivestire di arancione i marciapiedi, si ripopolano gli uffici e i banchi di scuola.
L’autunno è la stagione dei vecchi ritorni e dei nuovi inizi e, per alcuni, è il trampolino di lancio verso nuovi orizzonti e opportunità. Per me, con l’inizio del mio primo anno di università, si aprono le porte su un mondo che, per certi aspetti, si profila completamente nuovo, una realtà di fronte alla quale emozioni che fatico a decifrare si incontrano e si scontrano con il tentativo di mettere a tacere le aspettative. Perché si sa, l’aspettativa, quella muta attesa nei confronti di qualcosa che deve arrivare, talvolta nuoce all’esperienza stessa, impedendoci di godere a pieno i momenti. Seneca direbbe: “Maximum vivendi impedimentum est exspectatio, quae pendet ex crastino, perdit hodiernum.” Così, è per questa ragione che sono seduta qui su questa panchina, all’ombra degli alberi, nel cuore della mia università, aggrappandomi con tutta me stessa a questo momento.
Di tanto in tanto alzo gli occhi dallo schermo e cerco di intercettare con lo sguardo quello di qualcuno che, come me, si accinge ad iniziare questa avventura per la prima volta, sperando di cogliere in esso gli stessi pensieri che mi ingarbugliano la mente e che mi accompagnano in questi giorni. Forse è questo segreto bisogno di scovare qualcuno di simile a me, con cui condividere speranze e insicurezze, che mi spinge a scrivere a te, chiunque tu sia, che stai iniziando questo viaggio, che potresti essere seduto accanto a me in questo momento. A te che ti stai incamminando per queste strade per la prima volta, alla ricerca di qualcosa di cui forse non sai ancora il nome.
A te, sono dedicate queste parole.
Caro te,
il cambiamento è un passo importante, non va mai preso alla leggera. A noi esseri umani piace fissarci sulle cose, piace mettere ordine nelle nostre vite come fossimo delle scatole: le riempiamo fino all’orlo e ciò che non ci interessa lo scartiamo. Una volta entrati a far parte di quel determinato ambiente o di quella specifica situazione, ci lasciamo andare: veniamo quasi completamente assorbiti dalla routine e vaghiamo avanti e indietro nella nostra zona di comfort, nella nostra scatola progettata su misura e lasciamo che sia questo a definire chi siamo, a delineare la nostra identità. E un po’ ci piace assuefarci ai nostri schemi, al punto che finiamo per crearceli anche quando non ne abbiamo realmente bisogno. E, alla fine, succede l’inevitabile. Alla fine, può capitare che quegli schemi comincino a starci un po’ stretti e che la vita stessa ci chieda di cambiare.
Quante volte abbiamo pronunciato questa parola, “cambiamento”? Quante volte abbiamo detto “sì, penso solo di aver bisogno di cambiare qualcosa”? E quante volte cambiare si è rivelato più difficile, più faticoso e meno liberatorio di quel che credessimo?
Cambiare non è una cosa immediata, rimettere mano in quella scatola e accettare di dover lasciare andare certe parti di noi per far spazio alle nuove non è mai così semplice, anche se siamo sicuri che sia la scelta giusta. Cambiare richiede tempo e il mio umilissimo consiglio rivolto a te, che come me stai affrontando un importantissimo cambiamento, è quello di prenderselo tutto questo tempo, di non aver fretta e lasciare che le cose accadano e accadano come noi vogliamo. Si sprecano più tempo e più energie a pretendere tutto e subito che ad attendere e a vivere i momenti giorno dopo giorno, ora dopo ora. Il tempo farà il suo corso e saprai quando arriverà il momento giusto.
Caro te, una cosa che sento di dirti su questo passaggio che stai compiendo è che non tutti lo affrontiamo allo stesso modo.
Siamo persone diverse e, come tali, approcciamo i cambiamenti in modi e tempi diversi. È normale esitare ed aver paura, così come è normale essere frenetici e trepidanti, incapaci di resistere all’attesa. Non c’è un modo sbagliato. Anzi, l’unico vero modo sbagliato di affrontare questo cambiamento forse è proprio quello di sentirsi sbagliati, di credersi in difetto, come se fossimo in debito con qualcuno o avessimo tutto da dimostrare.
Sai qual è la cosa che forse più di tutte mi spinge ad amare l’università e a vivere questo inizio con fiducia e ottimismo? Che siamo solo noi.
Noi. Questo è il posto e il momento per crescere e per vivere, per imparare a conoscerci davvero senza timore di sbagliare, per capire l’importanza di credere in noi stessi e di avere dei sogni da raggiungere, degli obiettivi e delle passioni da coltivare. Sono questi gli anni in cui getteremo le basi per il nostro futuro ed è la nostra grande occasione per comprendere cosa vogliamo fare ma, soprattutto, chi vogliamo essere.
È importante avere fiducia in sé stessi in questo percorso, senza lasciarsi scoraggiare dagli altri o dagli eventi. Non viviamo un’epoca semplice, è normale sentirsi disorientati o spaventati. L’università è per tanti di noi il primo passo nel mondo, è un ponte tra passato e futuro, forse è proprio l’apice di questo passaggio. Ma il futuro oggi fa paura. Come si può chiedere a un giovane di appena vent’anni di credere nel futuro? Come, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo?
Eppure io ti chiedo di credere nel futuro, perché il mondo va avanti grazie a tutte quelle persone che credono, che sperano e che lottano perché la vita continui, che continuano a costruire il proprio futuro giorno dopo giorno, un mattoncino alla volta, che tengono presenti i loro obiettivi nonostante lo sconvolgimento che accade loro attorno.
Esistono tante strade, perché rifiutarsi di percorrere quella che ha anche solo la parvenza di poterci condurre alla nostra felicità?
Abbiamo vissuto dei mesi terribili in cui siamo stati privati del diritto di sognare un futuro migliore. Ci stiamo rimpadronendo ora delle nostre vite ma ci sentiamo ancora fragili, come se il terreno potesse crollare di nuovo sotto di noi da un momento all’altro. Ma per quanto fragile, è a quello spiraglio di luce che dobbiamo aggrapparci.
Siamo fortunati ad avere la possibilità di vivere un’università in presenza. Siamo ancora costretti a scendere a compromessi, a convivere con regole che ci ricordano costantemente che l’emergenza non è ancora passata ma, nonostante questo, abbiamo finalmente l’opportunità di riscoprire la ricchezza che può offrire l’università, così come è stata pensata. Possiamo vivere sensazioni che un anno fa non avremmo potuto immaginare.
Il mio invito allora è a cogliere tutto ciò che ti verrà offerto, tenendo sempre presente i tuoi obiettivi, e di vivere ogni tappa di questo cammino come un gradino in più verso il raggiungimento dei tuoi sogni. E ricordati di divertirti mentre lo fai. Assicurati di vivere a pieno ognuno di questi istanti, perché gli anni passano e ciò che rimarrà alla fine saranno le emozioni, quelle che hai dato e quelle che hai ricevuto, sarà il valore che hai dato ai tuoi sogni, la speranza e la motivazione con cui li hai nutriti. Rimarrà lo studente che sei stato ma soprattutto la persona che sei diventata, il modo in cui sei cresciuto e ti sei messo in gioco, l’esperienza che avrai vissuto e le persone che avrai incontrato. Tutto questo sarà la tua forza per farti strada nel mondo.
Si conclude qui questa mia lettera. Spero, in qualche modo, di averti trovato. Spero che le mie parole ti abbiano raggiunto, sdraiato sotto uno di questi alberi o seduto tra uno di questi banchi; e che ti abbiano abbracciato, donandoti un po’ di quella sicurezza e di quel calore di cui, chissà, magari avevi bisogno anche tu.
Metto via il mio computer e, per un istante, resto seduta a guardarmi attorno. Poi prendo la borsa e mi dirigo a lezione. Mentre cammino cerco di catturare con gli occhi la potenza di questo momento. Forse ci riesco, sorrido.